Da alcuni mesi l’Unità, il glorioso quotidiano fondato da Antonio Gramsci e organo del Partito Comunista Italiano (finché c’è stato), ha avviato una battaglia non contro un avversario politico, ma contro una formula contrattuale: l’associazione in partecipazione. E ci va giù dura, nel pezzo “Lo stipendio scende se il negozio va male” del 13.11.2011: “In un mondo in cui nessuno assume più a tempo indeterminato, le grandi catene di abbigliamento sono andate a ripescare una norma del codice civile, il contratto di associazione in partecipazione, solo per risparmiare sul costo del lavoro. Negli ultimi anni è un vero boom. L’aip non è un contratto subordinato, ma una formula con cui l’associato decide di partecipare agli utili e alle perdite dell’impresa. E il suo salario varia in base al successo dell’azienda. Ma si tratta solo di una copertura per l’ultima frontiera del precariato. Al punto che i sindacati Filcams e Nidil CGIL hanno lanciato la campagna “Dissòciati” e il sito www.dissociati.it con lo slogan “Associati in partecipazione per fare i commessi? Non fatevi prendere in giro”. Nei numerosi articoli che l’Unità ha dedicato al tema non si citano le agenzie di viaggi, ma sappiamo bene quanto questa formula sia diffusa anche nel nostro settore.