Che l’editoria sia in crisi non ci sono dubbi. Quella tradizionale perde lettori e fatturato da anni, ma anche quella digitale non se la passa bene (vedi la vicenda di The Daily, il magazine progettato per essere fruito solo su iPad, lanciato dalla News Corp di Rupert Murdoch nel 2011 e chiuso il 15 dicembre 2012, crollato sotto decine di milioni di dollari di perdite). Anche i trade magazine (dal glorioso TTG allo storico l’agenzia di viaggi, da Guida Viaggi a Travel Quotidiano a Trend) fanno fatica a tenere i conti in ordine, schiacciati dal fisiologico calo di lettori delle edizioni cartacee e dalla contrazione degli investimenti pubblicitari. Giusto, quindi, che la pubblicità vada dove vanno i lettori, ovvero on line. Ma l’effetto è il seguente: stamattina, 19 dicembre 2012, nella mia inbox ho 10 newsletter provenienti dai magazine di cui sopra, ma solo 4 sono “vere”, cioè contengono notizie e informazioni. Le altre 6 (ovvero il 60%) si chiamano sempre col nome della testata, seguito però da “Promo” o “Promotion”. Cosa sono?! DEM, ovvero Direct Email Marketing, ovvero pubblicità. Nulla di male, ma 4 su 6 promuovono lo stesso, identico inserzionista, che evidentemente ha comprato DEM da tutte le testate on line. Tutte e 4 cestinate, senza neanche aprirle.