Tanto tuonò che piovve e Gattinoni si mangiò le 260 agenzie Robintur (e cosa succede adesso)
1) Gattinoni diventa il più importante polo distributivo - indipendente - di viaggi in Italia Il Gruppo Gattinoni (ovvero Gattinoni & Co Srl e Gattinoni Travel Network Srl) presieduto dal fondatore e azionista unico Franco Gattinoni e diretto da Sergio Testi, somma alle 1.430 agenzie (32 di proprietà, le altre indipendenti, raccolte sotto i network Gattinoni Mondo di Vacanze e My Network) le oltre 260 a insegna Robintur o Viaggi Coop (94 di proprietà, le altre 170 circa sotto le società controllate Robintur Travel Partner, Via con Noi, le agenzie Conero Viaggi di Ancona, Cherry For Fun di Vignola e Orchidea Viaggi di Segrate; oltre alla divisione corporate BTExpert e al tour operating di Egocentro, coi brand Firmatour e Atitur, da considerarsi a parte). Con 1600 agenzie Gattinoni ora se la gioca con Welcome Travel Group, il network di proprietà Alpitour e Costa Crociere, che a marzo 2021 ha acquisito Geo Travel Network e di agenzie ne annovera 2.500 circa. Però mentre Welcome ha proprietà industriale (Alpitour vende viaggi, Costa vende crociere) Gattinoni è e resta, nonostante le sortite nel tour operating in house, un gruppo eminentemente distributivo. Il rapporto è quello che, citando la GDO, avrebbe l’Esselunga (ovvero il retailer puro) con Barilla o Ferrero (ovvero la produzione) se questi due si comprassero, mettiamo, i supermercati Coop. 2) Le macro-aggregazioni si riducono a quattro: Gattinoni e Uvet, Welcome e Bluvacanze Uno che invece le previsioni le azzeccava era il re d’Egitto Fārūq, che pare abbia vaticinato, in punto di morte: “Nel XXI secolo resteranno solo cinque re: quelli dei mazzi di carte e l’inquilino di Buckingham Palace”. Il sottoscritto, molto più modestamente, è dal 2013 che scrive di macro-aggregazioni e nel 2015 ne elencava otto. Oggi ne restano quattro: due “industriali” (Welcome e Bluvacanze, che appartiene al Gruppo MSC) e due indipendenti, appunto Gattinoni e Uvet (quest’ultima alle prese con un’importante piano di ristrutturazione "dopo alcune stagioni complicate" e Massimo Segato come manager incaricato). Ne consegue che tour operator e compagnie di navigazione (che non siano Alpitour, Costa e MSC Crociere), compagnie aeree e DMC, compagnie di assicurazione e servizi finanziari, di opzioni per fare business - ora - ne hanno meno di prima. Anche per questo, l’abortita operazione TOgether di ottobre 2020 suscita un po’ di rimpianti, lato t.o. Capisca chi vuol capire. 3) Gattinoni si consolida tra i leader nel segmento corporate travel Si sa tutto o quasi delle 1.430 agenzie Gattinoni (che - ricordo - sono la somma di G40, One! Travel Experience, Le Marmotte, Fespit, Marsupio, SeaNet) e molto meno della divisione corporate, dove i competitor sono colossi come CWT, Uvet GBT, BCD Travel, Cisalpina Tours, ACI Blueteam. L’operazione Robintur porta in dote due gioielli, ovvero BTExpert Srl (la società creata da Robintur nel 2018 integrando quattro rami d’azienda attivi nel travel management: Bonomia Viaggi, Planetario BT&I, Boem & Paretti e Antonietti Viaggi) e Orchidea Viaggi (creatura dell’imprenditore di lungo corso Gianfranco Mainardi, acquisita nel 2019). Solo considerando il “bigliettato” IATA e non, sono decine di milioni di euro che Gattinoni farà pesare alle compagnie aeree, IATA e non, anche sul segmento leisure. 4) Il management Robintur viene confermato, per ora “Nel nuovo CdA di Robintur Travel Group” cita il comunicato stampa del 17 giugno 2022 “rimarranno in carica il presidente Stefano Dall’Ara, l’a.d. Claudio Passuti e farà il suo ingresso, come consigliere, Tina Giglio”. Dall’Ara, Passuti e Giglio sono manager preparati e hanno condotto Robintur con mano ferma, dal 2016 a oggi. “Il management di Gattinoni verrà integrato con quello di Robintur” chiosa Franco Gattinoni “Potremo favorire sinergie, coesione e spirito di squadra fra due aziende dalla forte identità”. Nelle precedenti acquisizioni/fusioni (ripeto, sono tante: G40, One! Travel Experience, Le Marmotte, Fespit, Marsupio e SeaNet) la linea è stata quella di un ridimensionamento e/o ricollocamento del management originario. Vista la complessità dell’operazione e il “portato” dell’acquisito, è auspicabile che stavolta non vada così. 5) Dove sarà Gattinoni tra cinque anni Domanda da un milione di dollari, quindi non azzardo una risposta. Andiamo per esclusioni: tra 5 anni Franco Gattinoni avrà una settantina d’anni, portati alla grande, con una bella famiglia e il desiderio - sempre avuto, grazie ai natali su “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno...” - di godersi la vita; difficile - considerati anche i due recenti anni di tregenda, causa pandemia - che sia sempre operativo sul ponte di comando: magari assumerà un ruolo più "presidenziale". Passaggio generazionale: Gattinoni è un’azienda familiare e le eredi ci sono, ma - per interesse e per età - potrebbe non essere quella la strada. Management byout: operazione complicata, peraltro adombrata tempo fa da Gattinoni stesso, a sottolineare la bravura e la pervicacia della prima linea di fedeli manager (Sergio Testi, Antonella Ferrari, Eros Candilotti, Isabella Maggi, Sabrina Nadaletti, Michela Bellomo); fossimo a NYC o a Londra, possibile; a Milano/Lecco, meno. Di ipotesi ne resta una sola. Ai posteri l’ardua sentenza.
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Il “nuovo” Uvet Travel System? Ecco perché conviene a tutti che funzioni
Primo, il “breve periodo” non è stato tanto breve, perché il declino della rete si fa risalire all’uscita dal Gruppo guidato da Luca Patanè di Fabio Candiani (sono passati 3 anni). Secondo, difficile trovare “corporate pride” quando la governance del network è stata, da allora, quantomeno confusa. Terzo, Gilardi non ha paura di chiedere pubblicamente scusa al trade, perché la sua uscita pubblica più famosa risale al 2014 ed è legata alla stessa invocazione, fatta però ad altre agenzie e in un altro ruolo. Ci sono tre motivi per i quali conviene a tutti (competitor, agenzie, fornitori) che il “nuovo” Uvet Travel System funzioni. Primo, perché terminerà quella divisione delle spoglie che deprecavo per Valtur e altrettanto condanno quando mi viene detto, dal tal commerciale della concorrenza: “Eh, da Uvet ITN ne escono duecento, a fine anno, una ventina le abbiamo già prese noi”. Le agenzie vanno attratte da servizi e benefici, non da esaurimento dell’ossigeno erogato dalla casa madre. Secondo, visto che Uvet è ormai il secondo gruppo integrato verticalmente in Italia, se Alpitutto sta a Settemari / Amo il Mondo / Jump, Jumbo Tours sta a Made in Uvet, Voi Hotels sta a Uvet Hotel Company e Neos sta a Blue Panorama, non può non esserci un robusto competitor per Welcome e Geo. Più robusto, sotto alcuni aspetti, perché il driver non è la proprietà industriale (Alpitour e Costa, ma anche MSC per Bluvacanze), ma un’impresa che nasce come retail e nei servizi (vedi Uvet GBT) ha ancora il la sua attività “core”. Che poi si riesca a mettere a regime tutti gli attori è un altro discorso: io stesso esprimevo qualche perplessità ai tempi dell’acquisizione di Settemari. Terzo, perché delle ormai famose 1000 agenzie del Club di chi vende pacchetti in Italia, magari duecento o anche meno sono Uvet, e serviva un capitano, una rotta e una nave per accompagnarle nel burrascoso oceano della vendita di viaggi.
Non c’è più futuro per i network fuori dalle 6 macro-aggregazioni
Ecco tre esempi a suffragio della mia tesi. Franco Gattinoni (dopo G40, Le Marmotte e One! Travel Network) ha messo le mani anche su Marsupio completando una campagna acquisti seconda solo a quella - magari più trasversale - del competitor Luca Patanè. Non lasciatevi ingannare dalle parole di chi ha ceduto, Marsupio e Fespit sono sul mercato da anni, non foss’altro perché Guglielmo Isoardi (azionista di minoranza, ma di peso, con la sua Exito) non vedeva l’ora di monetizzare un investimento che risale ormai ad altri tempi e altre strategie. Mentre le agenzie Marsupio e Achille Lauro NeTravel entrano nell’orbita Gattinoni, vedremo cosa succederà a Fespit (la cui proprietà è però da tempo più interessata a SimpleCRS, che a sviluppare la rete). Ivano Zilio di Primarete Network annuncia l’apertura di quattro (!) sedi e riconosce saggiamente che “Non è facile emergere in un mercato dove l’unica legge considerata praticabile è quella del pesce grande che mangia il pesce piccolo”, ma alla fine controlla 200 agenzie col partner Travelbuy ed è da sempre alla ricerca di un cappello sotto il quale collocarsi (vedi l’adesione a Blunet del 2016) per difendersi dal “pesce grande” (o meglio, per raccogliere le briciole del banchetto). I proprietari di Frigerio Viaggi dichiarano di voler diventare “veri e propri spacciatori di tempo libero”, a testimonianza della volontà di essere originali e differenziarsi dalle altre reti, puntando su business paralleli: però le agenzie aderenti a Frigerio Viaggi Network sono più o meno le stesse da anni e non raddoppieranno certo nei prossimi. Chi resta delle 14 reti indipendenti che elencavo solo due anni fa? Poco o nulla: GiraMondo rimasta a presidiare il suo orticello franchising; la cooperativa bolognese Civaturs, i “rumeni” di Atlassib... Oltre ai quasi-carbonari ritorni di Maurizio Bosia ex Travel Co. con VeryNet e di Mario Malerba ex ITN con i Consulenti di Viaggio (un altro?!) di Tourist Smile. Ma non ci sono nuovi network? Peggio mi sento. Unica recente new-entry, Enjoy MyTravel Network, fondato a febbraio 2017, che neanche un anno e mezzo dopo ha cambiato amm.re delegato, ma non ha certo segnato il mercato. Un’agenzia di viaggi è quindi obbligata ad aderire a Geo Travel Network o Welcome Travel, a Uvet Travel System o Gattinoni, a Robintur o Bluvacanze, oppure a star fuori dal mercato? Certo che no, può starsene anche (e bene) per conto proprio. Ma altre scelte non ne ha.
Network di agenzie? Contano solo quei cinque (o sei), il resto fa tappezzeria
Certo, resistono le sparute reti indipendenti, che nel 2017 erano 16, tra le quali se ne contano diverse con una storia onorevole, da Marsupio a Frigerio Viaggi a Giramondo. Ma le 1.797 agenzie dichiarate da Geo ad aprile 2018 valgono quasi il doppio di tutte quelle riconducibili alle indipendenti. Non si vuole sminuire ruolo e attività di manager e imprese che coraggiosamente cercano di ritagliarsi un ruolo nel sempre meno affollato networking turistico italiano: ma, rispetto a solo tre o quattro anni fa, lo spazio concesso dalle 5 (o 6) macro-aggregazioni è sempre più esiguo. E non è detto che questo sia un bene per il mercato.
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