Chi è Roberto Gentile

rgentile sett21

L’EDITORIALE DI ROBERTO GENTILE

bann nicolaus feb22 160x124

CHI VA E CHI VIENE

IL NETWORK DEL MESE

L’AGENZIA DEL MESE

michele-bauli.jpgbauli-marchi.jpgMichele Bauli, direttore generale del Gruppo Bauli, è un uomo e un manager fortunato: rappresenta la quarta generazione di una stirpe di pasticceri fondata da Ruggero Bauli nel 1922. “Di solito le aziende saltano per aria alla terza generazione, noi l’abbiamo scampata, siamo ottimisti” afferma con molto understatement. Oggi il Gruppo Bauli, sede storica a Verona, fattura 465 milioni di euro, ha 1.600 dipendenti medi, 6 stabilimenti di produzione (5 in Italia, uno in India), esportando solo il 10%. Insomma, un colosso nato dal pandoro e oggi leader dei prodotti da forno, della pasticceria industriale e dei biscotti. La famiglia Bauli detiene la proprietà dell’azienda, ma da decenni ne ha affidato la gestione al management e - al contrario di altre aziende familiari venete come i Benetton e i Rosso di Diesel - figli ed eredi non lavorano in azienda. Michele Bauli non ha un’auto aziendale “Costerebbe troppo, uso la mia...”. Assimilata da sempre al pandoro veronese (come il panettone nasce a Milano), per Bauli il problema più serio era la stagionalità. “Le imprese stagionali devono saper fare bene i conti. Noi dobbiamo comprare la farina a marzo e incassare i ricavi di panettoni e pandori a dicembre. Troppo costoso, così negli anni ’90 rilevammo prima un’azienda che produceva croissant, poi la Doria, famosa da sempre per i biscotti. Nel 2009 Nestlé cedeva due marchi storici come Motta e Alemagna, così comprammo anche quelli e acquisimmo la leadership del settore festività. Infine, nel 2013 abbiamo rilevato la Bistefani, marchio forte e percepito di alta qualità, che oltre a produrre i Krumiri, aveva in portafoglio anche la Girella e il Buondì, due prodotti storici di Motta che riporteremo sotto il marchio originale. In tal modo, oggi i due terzi dei nostri volumi non sono più legati alla stagionalità”. A sfatare anche il mito che gli italiani non sappiano creare poli industriali. Altro tema delicato, il prezzo di vendita: “Disporre di più marchi ci aiuta anche a guadagnare spazio nella grande distribuzione organizzata, che rappresenta il nostro canale principale. Spazio che dobbiamo difendere coi denti, perché a comandare sono marchi come Esselunga o Carrefour, non noi industriali. Basti un esempio: il classico pandoro Bauli da 750 grammi esce prezzato a € 8.90, mentre il prezzo medio al quale viene acquistato è inferiore di 3 o 4 euro, e in alcuni supermercati si trova, in promozione, anche a meno. Questo perché i dolci natalizi sono un prodotto civetta, per richiamare clientela, e non raramente sono venduti sottocosto. E noi non possiamo farci nulla”. Stagionalità superata e prezzo di vendita imposto dalla distribuzione: dovremmo imparare qualcosa da Bauli, noi turistici.

rg-scrive-diapo1-q.jpgrg-scrive-diapo2-q.jpgDal 2002 Roberto Gentile, autore della presente newsletter, conduce la più approfondita e dettagliata analisi delle reti di agenzie in Italia. Il Network Monitoring© 2013 descrive uno scenario in perenne trasformazione, rivoluzionato rispetto a solo tre anni fa. Nel 2010 i network in attività toccavano il picco storico di 121, con 7.640 agenzie affiliate. Scendevano a 108 nel 2011, quindi a 95 nel 2012, crollano a 81 nel 2013: 40 reti escono di scena nel triennio più infausto del turismo italiano, che segna anche la scomparsa di centinaia di agenzie. Aumenta infatti la ratio network/agenzie: nel 2010 ogni network ne affiliava mediamente 63, oggi ognuna delle 81 reti ne conta 99. Due i fenomeni eclatanti degli ultimi 24 mesi: l’ingresso dei grandi player nella distribuzione e la fortissima concentrazione. Alpitour e Costa Crociere controllano Geo (ex Bravo Net HP Vacanze) e Welcome Travel; MSC ha comprato Bluvacanze; Hotelplan, grazie a Franco Gattinoni, ha un piede in Gattinoni G40. La concentrazione ha spezzato il mercato in due: le macro-aggregazioni da un lato, i network (ancora) indipendenti dall’altro. Questi sono 36 (su 81) e riuniscono 2.166 agenzie con una ratio molto bassa, pari a 60 agenzie ciascuno. Ci sono reti di buone dimensioni (Marsupio, Last Minute Tour o Settimotour CTS Le Marmotte), ma anche tante che contano poche decine di agenzie. Per macro-aggregazione s’intende un network di cospicue dimensioni (almeno 300 agenzie) che aggrega reti più piccole (Welcome Travel le chiama multilocate) e sfrutta il potere di negoziazione a monte (verso i fornitori) e a valle (verso le agenzie). A dicembre 2013 le macro-aggregazioni sono solo 5: Geo / Welcome Travel (2.595 agenzie); Uvet ITN Travel Co (1.163); Bluvacanze / Open Travel Network (1.133); Gattinoni / G40 (642) e  Robintur Travel Network (306); dispongono di 45 network collegati (sugli 81 totali) e affiliano 5.839 agenzie. Elemento comune a tutte e 5 le macro-aggregazioni, l’integrazione a monte della filiera (es. Bluvacanze con Going e Gattinoni con Hotelplan) e a valle (es. Costa e Alpitour con Geo e Welcome Travel). La somma di 5.839 e 2.166 fa 8.005 agenzie: mettiamo che un migliaio siano ridondanze e doppie appartenenze, possiamo stimare che 7.000 agenzie (sulle 8.500 che vendono leisure in Italia) siano affiliate a una rete: l’82% del totale. Ma chi comanda adesso, attenzione, non è più la distribuzione, ma la produzione. Un abstract del Network Monitoring© 2013 è visibile qui.

 

r-gentile_book03.jpgLa crisi che ha decimato i tour operator italiani colpisce, e duro, anche network e agenzie. A marzo 2012 stimavo che circa 9.500 agenzie vendessero in Italia pacchetti turistici e che le reti fossero scese a 96, dalle 108 dell’anno prima e addirittura dalle 121 del 2010. Nel 2012/2013 si stima abbiano chiuso almeno 500 agenzie, di conseguenza diminuiscono anche i network, e di reti nuove, almeno nel 2013, non c’è traccia...

Ma i network servono ancora? A monte della filiera (ovvero ai fornitori, ai partner commerciali, alle destinazioni) le reti servono, eccome: trattare col management di Welcome Travel o di Bravo Net / HP Vacanze o di Uvet ITN significa trattare con migliaia di agenzie affiliate. Ma a valle, ovvero per le agenzie, vale lo stesso? Forse, non più come prima. I network nascono come gruppo d’acquisto, quindi puntano da sempre sulla capacità negoziale: ottengono condizioni migliori dai fornitori (t.o., croceristi, compagnie aeree, GDS) e ne girano i benefici alle agenzie. Ma sempre più fornitori tendono a premiare le agenzie che li vendono, che siano aggregate o indipendenti. E non raramente un’agenzia si vede offrire dal t.o. o dal crocerista condizioni identiche, che appartenga a una rete oppure no. Recente è il fenomeno della disintermediazione effettuata dai corrispondenti locali (come Globe Inside), che permettono alle agenzie di organizzare tour complessi, in Namibia o in Patagonia, utilizzando gli stessi fornitori dei più affermati t.o. e ovviamente spuntando prezzi più convenienti di quelli pubblicati in catalogo. Certo, a garanzia non c’è più il brand di una Hotelplan o di una Kuoni, per fare qualche nome, ma in tempi di crisi sembra valere più il prezzo (e l’affidabilità del prodotto) del marchio. Altri servizi, che giustifica(va)no le fee richieste dai network alle agenzie, sono in discussione. La formazione, ad esempio, che da baluardo di professionalità e aggiornamento è ora relegata ai neofiti e a chi può permettersi di assentarsi dal banco. Gli educational dei tour operator, una volta preda ambita dagli agenti, oggi merce sempre più rara. Insomma, i network servono ancora, ma a che cosa devono spiegarlo meglio. A se stessi, prima che alle agenzie e ai fornitori.

 

liscia-roberto.jpgslide-dinamica-vendite.jpgL’ingegner Roberto Liscia è presidente e fondatore di Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano costituito nel 2005, la cui mission consiste nel “promuovere iniziative che contribuiscano alla conoscenza e alla diffusione delle tematiche, dei servizi e delle tecnologie connesse al commercio elettronico”. Esperto come pochi di eCommerce, a maggio 2013 Liscia ha presentato i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c, costituito nel 2000 insieme alla School of Management del Politecnico di Milano. “Tutti i segnali e gli indicatori descrivono un settore in salute e crescita. Nessun comparto economico è cresciuto con tale entusiasmo, soprattutto in termini di consumatori: sono circa 14 milioni di italiani che hanno acquistato online nel 2012/2013, ovvero + 50% nel giro di dodici mesi! Persone che hanno finalmente rotto gli indugi e dal mero utilizzo di Internet per avere informazioni sono passate all’acquisto. I margini di crescita sono ampi: da noi solo il 34% di chi naviga on line poi acquista, mentre in Gran Bretagna e Germania siamo nell’ordine del 90%. Questo spiega i 305 miliardi di euro che rappresentano il valore complessivo dell’eCommerce in Europa, ormai area leader mondiale davanti agli USA (280 miliardi) e all’Asia Pacifico (216 miliardi). Incoraggianti, nonostante la crisi del commercio tradizionale (e forse anche per quello - ndr) le previsioni 2013 del mercato domestico: si stima una crescita del 17% sul 2012, per un fatturato di 11,2 miliardi di euro. Crescono l’abbigliamento (+ 27%), l’informatica (+ 24%), l’alimentare (+ 18%) e il turismo (+ 13%): questo vale da solo 5 miliardi, ovvero il 44,5% dell’eCommerce italiano. Confermata infine la concentrazione in tre soli settori, come si registra da sempre: biglietti aerei, biglietti ferroviari e prenotazioni alberghiere lasciano le briciole a tutto il resto".

 

xviii-rapporto-feb13.jpgIl primo Rapporto sul Turismo Italiano venne presentato a Firenze nel 1984 dal fondatore prof. Emilio Becheri, curatore anche della XVIII edizione, sviluppata in 620 pagine e presentata dagli autori in BIT 2013. Il Rapporto 2011-2012, riconosciuto come documento fondamentale per le politiche del turismo in Italia, si articola in cinque parti: 1.Statistiche ed economia; 2.Imprese e servizi; 3.Competitività delle destinazioni; 4.Turismi e mercati; 5.Istituzioni e turismo. Nel’ambito della seconda parte, Roberto Gentile ha curato il capitolo 2.3 “La distribuzione turistica in Italia: scenario e tendenze. Centrali e macro-aggregazioni come fenomeni recenti” (disponibile in visione qui), che rappresenta lo stato dell’arte del retail turistico in Italia. Se ne riporta un breve abstract:

 

In un mercato in continua evoluzione è difficile descrivere scenari a medio-lungo termine, quindi ci limitiamo a cinque previsioni nel breve, nell’arco del 2013/2014:

1. le 5 macro aggregazioni citate spezzeranno il mercato in due: da un lato le agenzie ad esse collegate, dall’altro tutte le altre;

2. i network continueranno a diminuire di numero e avranno diffusione sempre più territoriale (regione, provincia);

3. le agenzie aggregate a una rete cresceranno al centro-sud e resteranno stabili al nord;

4. l’aggregazione sarà totale, o quasi, per le agenzie di recente apertura, mentre le agenzie storiche saranno sempre più restie ad allearsi a qualcuno;

5. da giocare la partita su pacchetti turistici e crociere, tuttora patrimonio delle agenzie di viaggi tradizionali: se i fornitori (tour operator e crocieristi) decideranno di bypassare il retail, oppure le OLTA (dalle grandi, Expedia e Volagratis, alle piccole, Yalla Yalla e Lets) riusciranno a guadagnare quote di mercato sul consumatore finale, allora lo scenario sarà ancora rivoluzionato.